lunedì 28 settembre 2015

I giudici nei fumetti di Paperi e Topi

Durante il dibattito con il pubblico, alla presentazione della mostra GIUSTIZIA A STRISCE presso l’Università di Foggia, un appassionato ha svolto interessanti considerazioni sulle rappresentazioni dei giudici nel fumetto disneiano. La tesi era che  tali apparizioni fossero più frequenti nelle storie di Topolino che in quelle di Paperino, visto che il primo opera spesso come “poliziotto”, e dunque come esponente di una sorta di “ordine costituito”.


Ma è vero?
Abbiamo provato a fare due conti sul settimanale TOPOLINO, partendo dal n. 3019 (il primo della attuale gestione a cura della Panini Comics) ed esaminando 50 numeri, sino al 3059 (datato 25/9/2014). Risultato? Effettivamente, le storie di topi battono quelle di paperi con 5 apparizioni a 3.
Ecco un decano del fumetto disneiano italiano, Sergio Asteriti (classe 1930), che su testi di Riccardo Secchi, ci presenta un Gambadilegno spedito di corsa dal Tribunale al carcere. La storia è “Gambadilegno e l’onesta elezione criminale”, su Topolino n. 3045.


In realtà, due delle cinque apparizioni topesche si riconducono alla spassosa serie “Andiamo al cinema” (testi di Marco Bosco), ove i topi sono usati come puri interpreti di vicende che imitano quelle dei vari generi cinematografici. Una serie, insomma, che avrebbe potuto essere impersonata anche dai paperi.


Così, se escludessimo queste due apparizioni, il bilancio sarebbe in parità.
Ma nemmeno questo dato è esatto, e i topi vincerebbero comunque, dato che nel periodo considerato le storie con Topolino & co. sono in numero nettamente inferiore a quelle con i paperi: esattamente 124 a 205.
La tesi, insomma, ha un riscontro documentale, sia pure limitatamente ad un campione limitato e piuttosto recente.
Va detto però, che a insindacabile giudizio di questo blog, una storia di paperi è la più divertente tra quelle “giudiziarie” qui prese in considerazione. Si tratta di “Zio paperone e il processo numismatico”, di Silvia Martinoli e Ottavio Panaro, sul n. 3063. Zio Paperone deve difendere in tribunale la “Numero Uno” dalle pretese di una apparente nobildonna scozzese, che si rivelerà poi essere la sua arcinemica, la strega Amelia.




Se la conduzione del dibattimento lascia un po’ a desiderare (il solito giudice-gufo manifesta noia, fastidio, e una inverosimile propensione a raccogliere libere opinioni dei presenti in aula, inclusi i minorenni Qui, Quo e Qua), davvero impagabile è la definizione finale del Tribunale come luogo “adatto per usare le parole”.


© Disney

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